SCONTO PER LE PARTITE IVA PIŁ POVERE

Ministero Lavoro

La novità potrebbe arrivare con un emendamento del governo alla legge di Stabilità 
SCONTO PER LE PARTITE IVA PIÙ POVERE 
L’aliquota forfettaria potrebbe scendere al 10% per i redditi fino a 30 mila euro

I saldi non si toccano, l’impianto resta quello votato dal Consiglio dei ministri, ma qualche spiraglio per modificare la legge di Stabilità, almeno su alcuni dei temi più caldi, si sta aprendo. Almeno questo sembra il risultato del lungo confronto tenutosi nella mattinata di ieri a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Una riunione interamente dedicata a fare il punto sulla legge di Stabilità e sulle poche modifiche possibili. Tra queste sembra possano esserci le aliquote fiscali sui fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr. Nel primo caso la legge di Stabilità ha portato la tassa dall’ 11,5 al 20% e nel secondo dall’ 11 al 17%. Il punto di caduta, secondo quanto si dice a Montecitorio, potrebbe non essere distante dagli obiettivi che si prefigge un emendamento firmato dal capogruppo Pd alla commissione Finanze Marco Causi, il quale propone di tassare i fondi pensione al 15% e il Tfr al 14%. Ed è un emendamento che ha già passato la prima scrematura e resterà certamente tra i 600 definitivi che dalla prossima settimana cominceranno a essere esaminati dalla commissione Bilancio di Montecitorio.

L’ultimo lavoro di setaccio infatti lo ha compiuto ieri in serata la commissione stessa, riducendo a 500 gli emendamenti presentati dai commissari sulla base delle segnalazioni dei gruppi parlamentari, che hanno indicato le proprie priorità. Un altro centinaio sono poi gli emendamenti arrivati dalle altre commissioni interessate. La maggior parte delle richieste di modifica riguarda gli articoli sul bonus da 80 euro, quello per i neonati, la tassazione dei fondi pensione e delle casse previdenziali e le norme sui Caf, oltre che il cosiddetto regime dei minimi, che introduce un’aliquota forfettaria al 15% sui redditi di artigiani e commercianti e le partite Iva in genere (professionisti esclusi) che guadagnano da 15 mila a 40 mila euro. Il governo sta studiando la possibilità di abbassare l’aliquota al 10%, facendo anche scendere a 30 mila euro il tetto massimo di reddito per beneficiare del nuovo meccanismo.

Sempre sul fronte dell’ Iva però la novità più importante dovrebbe venire dal decreto di attuazione della delega fiscale che il governo dovrebbe discutere e varare giovedì 20 ottobre. Un testo che riunirà le nuove regole sull’abuso di diritto, sul penale tributario e la compliance fiscale. Sembra ormai certo che si vada verso una depenalizzazione dell’omesso versamento dell’Iva. Resteranno ovviamente le sanzioni amministrative, ma, per esempio, i tanti imprenditori che dichiarano correttamente l’imposta, ma poi non riescono a rispettare le scadenze di pagamento per colpa della crisi (fenomeno in questi anni decisamente cresciuto), non dovranno più affrontare anche le conseguenze penali della loro omissione, che ora scattavano inesorabilmente se la somma non versata superava i 50 mila euro per periodo d’imposta. Resta ancora da chiarire però se la depenalizzazione varrà anche per i procedimenti in corso. La Delega fiscale esclude esplicitamente la retroattività, ma il principio del favor rei ha validità generale e peraltro dal 1997 è stato introdotto anche in campo tributario, quindi sembra difficile poter escludere dall’applicazione i procedimenti in corso.

La commissione tecnica, guidata dal presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Gallo, non ha sciolto il nodo e sembra che l’Agenzia delle Entrate e anche la Guardia di Finanza insistano per escludere la retroattività. Sempre Entrate e GdF chiederebbero inoltre restrizioni anche su altre parti del decreto che prevede una sostanziale depenalizzazione dell’abuso di diritto. Nel testo licenziato dalla commissione Gallo non ci sarebbero più sanzioni penali (ma solo quelle amministrative) per l’elusione, a meno che non ci sia stato dolo o intenzione fraudolenta nella sua realizzazione. La legge delega, del resto, prevede una distinzione netta tra abuso, simulazione e frode.

Altra questione che al momento resta ancora aperta riguarda il raddoppio dei termini di accertamento, che scatta quando la violazione contestata comporta anche la denuncia di un reato tributario. Negli anni passati gli uffici d’accertamento hanno largheggiato con questa procedura con il risultato che ormai i termini di accertamento, a prescindere da quando sia scattata la denuncia, arrivano a 10 anni, ma la Corte Costituzionale nel 2011 ha sostanzialmente censurato l’uso pretestuoso e strumentale della notizia di reato e la legge delega prevede che il raddoppio scatti solo in presenza dell’ invio della denuncia, entro un termine «collegato alla scadenza del termine ordinario di decadenza». Una formulazione ancora vaga, perché non si chiarisce se il raddoppio vale solo se la denuncia arriva veramente in «zona Cesarini». Giovedì prossimo si saprà come il governo vuole risolvere il problema.

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